venerdì 24 dicembre 2010

Incidenti rilevanti: esempio di conseguenze economiche.

Il Gruppo api (anonima petroli italiana) commercializza prodotti petroliferi a marchio api e a marchio IP sia nel c.d. canale Rete, tramite punti vendita di proprietà o convenzionati ubicati su rete viaria ordinaria e rete viaria autostradale, che attraverso il c.d. canale Extra Rete, con vendita a grossisti e rivenditori, e marginalmente, tramite vendite in esportazione via nave (c.d. mercato cargo) e ad altre società petrolifere.


La raffineria api di Falconara Marittima lavora ogni anno circa 3.500.000 tonnellate di greggio con un fatturato per il gruppo api di circa 3 milioni di euro (il 10% è il ricavato dell'energia prodotta).

Il giorno 8 settembre 2004, alle 7:15 esplode l'aerea deposito bitumi della raffineria api di Falconara Marittima, causando la morte di un camionista. L’incidente interessa il serbatoio Tk145 e si propaga poi ad un altro silo, provocando la cascata di bitume bollente che investe Sebastiano Parisse.



Da repubblica.it[1]:

"L'incendio si è sviluppato questa mattina intorno alle 7,20 e da subito dalla zona della raffineria si è innalzata una densa nube di fumo nero. (...) La vittima è il camionista Sebastiano Parisse, di origine abruzzese, residente a Civitanova Marche. I feriti sono: Nicola Cilli, ustionato sul 40% del corpo, trasportato in un centro specializzato di Padova; Marcelo Pelaiz, argentino, che ha riportato ustioni alle mani e ai piedi ed è ricoverato nel reparto di dermatologia dell' ospedale di Torrette di Ancona, e Mauro Cameruccio, classe 1954, lievemente ferito alle caviglie e già dimesso dal pronto soccorso."

La magistratura procede al sequestro delle apparecchiature di stoccaggio e carico bitume oltre che di alcune linee di produzione legate allo stesso prodotto. L'esito giudiziario è di ottobre 2010:

"Dichiarando l'inammissibilità dell'impugnazione avanzata dal pm Irene Bilotta, la quarta Sezione penale della Corte di Cassazione ha di fatto confermato il proscioglimento di 11 persone, tra operai e dirigenti della Raffineria Api di Falconara." [2]

L'effetto che l'incidente ebbe nel 2004 sulla quota di mercato del bitume è ben descritto nell'estratto riportato di seguito:

Dal bilancio Gruppo a.p.i. [3] al 31/12/2004:

"L’andamento delle vendite del bitume ha avuto un trend incrementale del 20% fino ad agosto. Dopo l’incidente dell’8 settembre, che ha coinvolto l’area bitume della Raffineria bloccandone di fatto la produzione, siamo retrocessi ai quantitativi esitati nell’anno 2001, con il relativo ridimensionamento della nostra quota mercato, passata dal 19,21% del 2003 al 15,22% del 2004."

Inoltre per quanto riguarda il "fondo rischi, oneri e spese future", sempre dal bilancio 2004:

"Il fondo si è incrementato per un importo di Euro 2.337 migliaia principalmente a seguito dei seguenti accantonamenti: la costituzione, da parte di Raffineria, di un fondo pari ad Euro 1.500 migliaia relativo a oneri futuri per l’attività di bonifica dell’area bitume. (...) Tale fondo è basato su una stima dei lavori per la messa in sicurezza dell’area, attraverso opere di smantellamento, sgombero pulizia e prospezione bitume a mare (...)"

Cioè il fondo è incrementato di Euro 2.337.000, di cui il 64% è dovuto proprio all'incidente di settembre 2004.





1: http://www.repubblica.it/2004/i/sezioni/cronaca/falconara/falconara/falconara.html
2: http://www.viveremarche.it/index.php?page=articolo&articolo_id=266737
3: http://www.apioil.com/ita/bilanci.asp


lunedì 20 dicembre 2010

SGSL: valore aggiunto.


Nella "Quinta raccolta di contributi tecnici, normativi e di attualità sulla salute e sicurezza del lavoro" la rivista "Prevenzione Oggi" (Rivista trimestrale di ricerche multidisciplinari sulla salute e la sicurezza del lavoro), edita da ISPESL, mostra i risultati di una indagine svolta su 116 aziende, riguardante l'adozione di un Sistema per la Gestione della Sicurezza (SGSL).

SGSL: "sistema di Gestione che definisce le modalità per individuare, all’interno della struttura organizzativa aziendale, le responsabilità, le procedure, le prassi, i processi le risorse per elaborare, mettere in atto, conseguire, riesaminare e mantenere attiva la politica di sicurezza".

Riporto punto per punto le conclusioni tratte dallo studio:

  1. Le imprese conoscono i Sistemi di Gestione della Sicurezza, infatti solo il 18% degli intervistati dichiara di non conoscere l’argomento.
  2. L’adozione dei principi di un SGSL, soprattutto grazie ai requisiti già previsti dalla legislazione vigente in materia, è largamente diffusa anche se non in una logica di sistema.
  3. La logica sistemica e quindi l’implementazione di un SGSL è più frequente nelle aziende di grandi dimensioni (il 75% delle aziende classificate come “Grandi Imprese” possiede un SGSL).
  4. Ad oggi risultano essere maggiormente diffusi sistemi sviluppati internamente senza un’omogenea standardizzazione, pur essendo prevalente, tra le organizzazioni che si riferiscono ad uno standard di riferimento, l’utilizzo delle Linee Guida UNI-INAIL.
  5. La sicurezza come funzione aziendale strategica, che garantisce ricadute positive anche sull’organizzazione, ovvero la possibilità di utilizzare il SGSL come leva competitiva per migliorare le proprie prestazioni non è ancora un concetto largamente diffuso. Infatti tra le ragioni che hanno spinto le diverse aziende del campione a non implementare un SGSL sono sostanzialmente riconducibili al fatto che queste considerano le proprie prestazioni in tema di sicurezza comunque efficaci ed efficienti, sottostimando le possibilità offerte da una logica organizzativa di sistema.
  6. Si può concludere, quindi, che oggi molte organizzazioni, di piccola e media dimensione, non comprendono ancora pienamente i reali vantaggi di un sistema di gestione della sicurezza, non ritenendo lo stesso uno strumento efficace a diffondere una cultura della sicurezza necessaria per la promozione della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro.
Lo studio analizza nel dettaglio le possibili ricadute economiche dell'adozione di un SGSL. Riporto il grafico a barre:
come si vede, secondo gli intervistati, i benefici ottenuti adottando un SGSL, non si riflettono in maniera decisa sui costi di produzione, qualità e logistici. Hanno un beneficio maggiore invece sul marketing aziendale (immagine azienda).

Ma secondo lo studio: "Tuttavia è innegabile che questi vantaggi esistano dal momento che la stragrande maggioranza degli intervistati (oltre il 90%) afferma che il SGSL riduce il numero di incidenti e infortuni. Quindi il SGSL riduce anche i costi di prevenzione (una delle voci principali dei costi della qualità) e aumenta la capacità pratica dell’impianto, diminuendo così i costi di produzione. Contribuire a migliorare il livello di salute e sicurezza sul lavoro significa anche migliorare la capacità dell’impresa di stare sul mercato."

Inoltre: "Molto probabilmente questi risultati sono dovuti al fatto che alcuni benefici di un SGSL non sono così immediati".

Cioè la ricaduta benefica sui costi di produzione (e quindi sul fatturato), se esiste, sarà palese nell'arco di più anni. Quest'ultimo fatto, mi fa pensare che sarebbe più appropriato parlare di "costi capitalizzati" per la sicurezza, anzichè semplicemente di "costi".

Certo, i costi capitalizzati andrebbero col segno "+" in conto economico e quindi aggiunti ai "ricavi per vendita", con la conseguenza di essere riportati in "oneri pluriennali" (ammortizzabili) nello stato patrimoniale.

I costi della sicurezza andrebbero quindi ad aumentare il "valore della produzione" (VP) e di conseguenza il "valore aggiunto" (VA), aumentando il rapporto VA/VP: più elevato è questo rapporto, tanto maggiore è il contributo di valore conferito dall'impresa.





martedì 14 dicembre 2010

Sicurezza nelle raffinerie durante i periodi di recessione

Un articolo della CSB (Chemical Safety Board), "Mantain process safety during the recession", mi ha spinto a mettere due righe nero su bianco data l'attualità del problema. In sostanza l'articolo può essere riassunto così: durante un periodo di recessione*, i prezzi al consumo dei carburanti diminuiscono e le raffinerie per non perdere troppo margine, tagliano i costi della sicurezza, quindi addestramento, manutenzione, ispezione etc.

Un'occhiata al seguente grafico mostra come ad un aumento dei prezzi alla pompa negli anni [1] (prezzo aggiustato all'inflazione e normalizzato) corrisponda una diminuzione dell'indice FAR normalizzato (Fatal Accident Rate: the number of fatalities per 100 million hours worked) nell'industria di raffinazione. [2]



Il grafico ribadisce quindi che all'aumento del prezzo di carburante alla pompa e quindi al progressivo allontanamento da un periodo recessivo, corrispondono margini superiori di profitto ed un maggiore investimento in sicurezza: di conseguenza i decessi diminuiscono. Solo nei prossimi anni sapremo quale sarà l'effetto dovuto alla caduta dei prezzi di carburante (2008) sul FAR del downstream petrolifero.

Il prof. Trevor Kletz, un vero guru della sicurezza industriale afferma: "downturns and recessions can actually be a good time to take care of deferred maintenance. That’s because there’s less financial impact from temporarily shutting down a process during periods when sales are depressed".

In buona sostanza, nei periodi di recessione conviene comportarsi in maniera inversa a quella praticata correntemente, cioè spendendo di più in sicurezza, poichè fermare temporaneamente gli impianti per la manutenzione o il miglioramento, ha un impatto economico inferiore durante un periodo recessivo.

(*)Recessione economica: "condizione macroeconomica caratterizzata da livelli di attività produttiva (leggi "capacità") più bassi di quelli che si potrebbero ottenere usando completamente ed in maniera efficiente tutti i fattori produttivi a disposizione" (wikipedia). Capacità produttiva di un impianto: è la massima produzione ottenibile nell'unità di tempo, solitamente un anno solare, attraverso la combinazione ottimale dei fattori produttivi, sia di quelli esterni come le materie prime e l'energia, sia di quelli interni come il patrimonio tecnico e il lavoro. [3]


1: http://www.randomuseless.info/gasprice/gasprice.html
2: Fonte CONCAWE dati 2010
3: Riccardo Gallo - Manuale di finanza industriale, Giuffrè Editore, Milano